Nel 1885, a sud della città, si rinvenne un’urna cineraria con i resti di una donna, deposti assieme ad alcuni oggetti a lei appartenuti: un pendente porta-amuleto e due fermagli per sandali (soleae) a forma di foglia d’edera in oro, uno specchio in argento su cui sono incise le tre Grazie e un gruppo di 203 applicazioni per tessuto in lamina d’oro raffiguranti mosche ad ali chiuse.

Le minuscole appliques, senza confronti per il mondo romano, sono realizzate a sbalzo e dotate di fori passanti per la cucitura; purtroppo non sappiamo a quale parte della veste fossero destinate, se decorassero ad esempio le bordure dell’abito o quelle del mantello (palla) con cui le donne romane erano solite coprirsi le spalle o il capo.
Le mosche, l’amuleto e le decorazioni per sandali raccontano però di una donna dai costumi esotici, di origini aristocratiche, forse una sacerdotessa di un qualche culto di matrice orientale.

Corredo funerario con mosche d oro