Dopo il restauro sarà presto esposto nella nuova sezione navale del museo
Il mosaico apparteneva alla parte residenziale di una villa marittima romana, affacciata sul Lacus Timavi, un vasto specchio lagunare che le fonti antiche collocano tra il fiume Timavo e il mare, a ridosso dell’odierna Monfalcone. Poco dopo il rinvenimento, negli anni Settanta del Novecento, il pavimento fu distaccato, collocato su un massetto in cemento e trasferito al Museo archeologico nazionale di Aquileia, per essere esposto nelle Gallerie lapidarie del museo. A seguito di interventi di riqualificazione degli spazi, il mosaico fu quindi rimosso e riposto in casse per essere conservato nei depositi museali.
Il restauro è stato possibile grazie al progetto “Restituzioni. Tesori d’arte restaurati”, il programma che sostiene il restauro di opere d’arte appartenenti al patrimonio culturale italiano ideato e promosso da Intesa Sanpaolo e giunto alla sua ventesima edizione.
Il museo archeologico nazionale di Aquileia ha già beneficiato del programma in passato, con i restauri del mosaico raffigurante Europa su toro marino e dei panneli musivi con teste di atleti oggi esposti nei nuovi depositi visitabili del museo.
Dal 28 ottobre 2025 al 18 gennaio 2026, il mosaico con delfini sarà esposto al Palazzo delle Esposizioni di Roma, in occasione della mostra temporanea che tradizionalmente conclude il progetto. La mostra, organizzata da Intesa Sanpaolo in collaborazione con Azienda Speciale Palaexpo, è promossa, sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, dall’Assessorato alla Cultura di Roma Capitale. Al suo rientro dall’esposizione romana, il mosaico potrà trovare collocazione nella nuova sala espositiva in corso di realizzazione nell’ambito del progetto di restauro e riallestimento della sezione navale del museo attualmente in corso.
Il contesto archeologico di “Villa della Punta” di Monfalcone. Il complesso residenziale di “Villa della Punta” comprendeva ambienti articolati attorno a un cortile, con pavimenti in cotto, tassellati e inserti marmorei. Ad affiancarli, una zona produttiva con torchi e vasche: segno di un’unità abitativa complessa, in cui lusso e lavoro coesistevano, come spesso accadeva nelle ville tardo-repubblicane e imperiali. Non lontano da qui è stata recuperata un’imbarcazione in legno, che, dopo un attento intervento di recupero e restauro, fu allora valorizzata nella sezione navale del Museo archeologico nazionale di Aquileia.
Il mosaico e il suo restauro. All’interno di una cornice è campito il motivo figurato, realizzato in tessere nere su fondo bianco: due grandi delfini affrontati, con la coda verso il basso, ai lati di un tridente con le punte pure rivolte verso il basso. Al di sotto della composizione è distesa un’ancora, di cui si conserva solo il fusto, con l’anello nell’estremità superiore per l’inserimento della fune di ritenuta.
Il restauro ha previsto il recupero, il consolidamento e la ricollocazione delle tessere smosse nei punti del pavimento che presentavano profonde fessurazioni, l’eliminazione della soletta cementizia e il ricollocamento del tessellato su un supporto adeguato alle esigenze conservative e di allestimento: un pannello in alluminio con struttura a nido d’ape. Si è inoltre proceduto alla pulitura della superficie delle tessere, al risarcimento delle lacune tramite l’uso di malte modellate a pseudo-tessere e dipinte ad acquerello, per integrarsi armoniosamente con l’originale pur mantenendo la loro riconoscibilità.
L’intervento, curato dall’equipe di Marco Santi – Gruppo Mosaicisti Ravenna, ha restituito leggibilità e integrità al mosaico, garantendone la conservazione nel tempo e valorizzandolo per la futura fruizione museale nella sezione navale del Museo archeologico nazionale di Aquileia, attualmente oggetto di un ampio progetto di riqualificazione e riallestimento.









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