L’allestimento, in origine improntato su di un criterio di tipo antiquario, con i reperti archeologici suddivisi per tipologia e materiale, è stato rinnovato nel corso del Novecento con migliorie e ampliamenti. Il più recente intervento di riallestimento si è concluso nel 2018 e ha radicalmente trasformato il volto del museo, valorizzando le collezioni e potenziando i servizi al pubblico.
Nel nuovo allestimento gli oggetti esposti raccontano il passato di una delle più grandi città romane dell’Italia settentrionale lungo un percorso di visita organizzato in otto sezioni tematiche.
Aquileia fu un grande porto del Mediterraneo, luogo in cui merci, persone, lingue, tradizioni e culture diverse si incontrarono e convissero per più di sette secoli, concorrendo a portare nuove idee in un’area di importanza strategica, vera e propria cerniera tra il Mediterraneo e le regioni settentrionali e orientali d’Europa. I ritratti dei suoi antichi abitanti, le sculture e i raffinati mosaici, l’eleganza degli oggetti in ambra e la miriade di gemme incise fanno del museo uno scrigno di inaspettata bellezza e contribuiscono a rendere indimenticabile e coinvolgente l’esperienza di visita al sito archeologico.
1. Aquileia. La città e il territorio
Il percorso espositivo si apre con una sala in cui il visitatore può orientarsi all’interno della città e del quadro geografico d’insieme in cui sorse Aquileia nel II secolo a.C. Alcune tra le opere più iconiche della collezione raccontano in modo suggestivo la millenaria storia di Aquileia, dalle fasi precedenti alla fondazione alle vicende che la resero famosa in età imperiale.
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La colonia latina di Aquileia fu fondata nel 181 a.C. in un territorio già interessato da insediamenti di età protostorica. La sua istituzione fu decisa dal Senato di Roma nel quadro della politica espansionistica verso le regioni padane e balcaniche. Al ruolo di avamposto militare si affiancò presto una forte vocazione commerciale, favorita dalla posizione geografica e dalla presenza di un ampio fiume navigabile, il Natiso cum Turro. La sua funzione strategica si accrebbe nel II e III secolo d.C., quando divenne baluardo della penisola italica verso Oriente e, dalla fine del III secolo, sede del governatore della provincia Venetia et Histria. Dopo la fine dell’Impero Romano d’Occidente Aquileia divenne sede patriarcale e mantenne una grande importanza politica; il ruolo di centro religioso rivestito nei primi secoli del cristianesimo contribuì ad accrescerne la fama, costituendo un elemento di continuità fino ai nostri giorni.
Rilievo con scena di fondazione
Il rilievo in marmo ricorda la fondazione della città, avvenuta alla presenza dei magistrati inviati da Roma, secondo un rito che la tradizione riconduceva a Romolo.
2. Gli scavi, gli studi, il museo
La visita prosegue con una sezione dedicata alla storia del museo e dei personaggi che si sono spesi per la conoscenza e la tutela dell’ingente patrimonio archeologico del sito di Aquileia.
Negli schermi della seconda sala scorrono immagini d’archivio che in un ideale viaggio nel tempo consentono di ripercorrere le fasi principali della storia del museo e delle collezioni.
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In questa sala è inoltre esposto il calco in gesso del famoso rilievo raffigurante il dio persiano Mitra nell’atto di uccidere il toro, il cui originale è ancora oggi visibile al Kunsthistorisches Museum di Vienna. L’opera, rinvenuta ad Aquileia attorno alla fine dell’Ottocento, fu portata al museo e poi donata alla corte imperiale austriaca. Prima della partenza per Vienna, tuttavia, fu realizzato questo magnifico calco che oggi testimonia il legame che unisce i due musei.
Il nucleo storico della collezione del museo risale al Settecento e si deve all’attività del primo collezionista e studioso di antichità aquileiesi, il canonico Giandomenico Bertoli. La sua raccolta confluì successivamente in quelle delle famiglie Cassis Faraone e Ritter Záhony, che nella villa in località Monastero costituirono un vero e proprio museo privato. Nel 1873 il Comune di Aquileia inaugurò il Museo Patrio della Città, la cui ricca collezione sarebbe entrata a far parte pochi anni dopo in quella dell’Imperial Regio Museo dello Stato o Caesareum Museum Aquileiense, istituito dal governo austriaco, che fino al primo conflitto mondiale mantenne il controllo della Venezia Giulia e del territorio di Aquileia. Il museo fu una delle prime istituzioni a passare sotto il controllo italiano, il 24 maggio 1915, all’indomani dell’entrata in guerra contro l’Austria.
Dal 1922 l’archeologo Giovanni Battista Brusin guidò l’istituzione fino al secondo dopoguerra, dando nuovo impulso allo studio del patrimonio aquileiese e agli scavi. La collaborazione con l’Associazione Nazionale per Aquileia, nata nel 1929 per promuovere l’archeologia del territorio, gli permise di indagare i principali monumenti della città romana e di avviare significative opere di restauro e riqualificazione finalizzate alla loro pubblica fruizione.
Nel secondo dopoguerra il museo fu interessato da un radicale rinnovamento. Nel 1954 riaprì dopo un importante intervento di riallestimento delle collezioni, seguito dalla musealizzazione del secondo piano dell’edificio e dalla costruzione di un nuovo quadriportico nelle Gallerie lapidarie, dove furono esposti i mosaici più importanti della collezione. Il continuo aggiornamento degli allestimenti museali è proseguito nel tempo, con il rinnovamento di alcune sezioni e il rifacimento del secondo piano.
3. Lo spazio pubblico
I monumentali spazi pubblici della città sono raccontati da iscrizioni, frammenti architettonici, rilievi e sculture esposti nella terza e quarta sala del piano terra.
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I monumenti pubblici costituivano lo sfondo della vita politica, economica, religiosa e istituzionale della città. La loro realizzazione fu avviata sin dalla fondazione della colonia secondo un piano urbanistico perfezionato nel corso dei secoli dal potere centrale di Roma e dall’amministrazione civica, con il contributo di cittadini privati, i cui nomi sono di frequente menzionati nelle iscrizioni dedicatorie. Il cuore della vita pubblica era il foro che costituiva il complesso più antico di Aquileia, presente, come le mura difensive, già dalla metà del II secolo a.C. Alla ricchezza e alla monumentalità dello spazio pubblico contribuiva in larga misura la decorazione scultorea: sculture monumentali decoravano gli edifici più importanti secondo programmi figurativi ben precisi. I soggetti spesso si ispiravano alla mitologia, come nel caso dei medaglioni dei Dodici dei e delle due rappresentazioni di generale vittorioso ispirate al modello dell’eroe greco Diomede.
Statua dell’imperatore Augusto
La statua in marmo rappresenta l’imperatore Augusto in veste di pontefice massimo, la più alta carica sacerdotale del mondo romano, a lui conferita nel 12 a.C.
Testa di vento
Il raffinato rilievo in bronzo rappresenta forse il tempestoso Borea, personificazione del vento di nord est.
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Le necropoli di Aquileia erano dislocate fuori dalle mura, lungo le vie di accesso alla città, come la via Gemina verso Trieste (Tergeste), la via Annia verso Concordia Sagittaria (Iulia Concordia) e le strade che conducevano verso le Alpi e verso gli approdi lagunari. Le sepolture di uno stesso gruppo familiare erano racchiuse entro recinti funerari allineati su più file parallele e organizzati in modo da permettere lo svolgimento delle cerimonie funebri. Il possesso di un monumento funerario lungo i più importanti assi viari costituiva uno strumento per esibire ai passanti il prestigio sociale della famiglia del defunto.
La visita prosegue al primo piano: lungo le scale i volti degli antichi abitanti di Aquileia accompagnano il visitatore nella scoperta della città grazie all’originale soluzione museografica pensata per la sezione dei ritratti.
Statua del navarca
L’imponente statua in marmo raffigura probabilmente un alto ufficiale della flotta navale romana ed è una delle opere più identitarie della collezione.
Ritratto di anziano
La testa di anziano, realizzata in calcare, è un magnifico esempio dello stile realistico dei ritratti romani databili tra II e I secolo a.C.
5. Le domus
Le prime due sale del primo piano sono dedicate alla vita privata e allo sfarzo delle sontuose domus aquileiesi, dalle quali provengono alcuni dei più noti e raffinati mosaici della collezione. Oggetti d’uso comune, ceramiche da banchetto e servizi in finissimo vetro soffiato raccontano lo spazio privato dei ricchi cittadini aquileiesi.
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Le abitazioni erano distribuite entro quartieri residenziali all’interno della città e nell’area suburbana, dove sorgevano le grandi ville. Nelle domus delle personalità più in vista, l’esibizione della ricchezza coinvolgeva ogni aspetto: dalle dimensioni degli edifici, a volte estesi all’intero isolato, ai giardini abbelliti da sculture e fontane, agli elementi di arredo e alle suppellettili, fino ai rivestimenti ad affresco, in mosaico e in marmi policromi delle pareti e dei pavimenti, che qualificavano con la loro raffinatezza soprattutto le grandi sale di ricevimento. Allo svolgimento di sontuosi banchetti erano riservati spazi ampi e lussuosi, caratterizzati dai ricchi apparati decorativi e dall’eleganza degli arredi mobili. Suppellettili in ceramica, vetro, bronzo e argento formavano i servizi da tavola per il consumo di cibi e bevande. La grande varietà di forme e decorazioni che caratterizza brocche, bottiglie, coppe, misurini e grandi contenitori per la preparazione del vino è dovuta alla rapida trasformazione degli usi e delle mode, che imponevano l’acquisto di oggetti sempre nuovi per arricchire i servizi di famiglia.
Mosaico del “pavimento non spazzato”
Pesci, uova, foglie di vite, olive, mele, pere, ciliegie, fichi, uva, mandorle e castagne, sono ciò che rimane del lauto banchetto che il ricco proprietario di una domus aquileiese fece rappresentare sul raffinato mosaico di una sala da pranzo.
Coppetta d’argento
Ai più economici contenitori in ceramica o vetro, si affiancavano, sulle mense più ricche, lussuosi servizi da mensa in pietra dura o in metallo.
6. Aquileia porta del Mediterraneo
Il percorso di visita prosegue con la sezione dedicata ad Aquileia, porta del Mediterraneo: luogo di incontro, confronto e scambio di persone, idee e merci provenienti dai paesi più remoti dell’Impero. La grande mappa del Mediterraneo apre la sezione, indicando alcune delle rotte commerciali più percorse nel mondo antico. La mappa consente di collocare Aquileia all’interno della fitta rete di contatti tra le grandi città dell’Impero e aiuta il visitatore a comprendere il ruolo di Aquileia quale crocevia e collegamento fra Oriente e Occidente.
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Grazie al ruolo di collegamento fra il Mediterraneo e l’Europa danubiana e renana, Aquileia fu un emporio ricco e ampiamente frequentato, snodo tra le rotte commerciali mediterranee e i mercati transalpini. Il sistema portuale aquileiese, posto all’estremità settentrionale del mare Adriatico, funzionò quale centro di ridistribuzione di materie prime, derrate alimentari e manufatti artigianali e artistici che viaggiavano tra le province d’oltralpe, i Balcani e la pianura padana.
In questa sezione espositiva le sale raccolgono le testimonianze di persone giunte ad Aquileia di passaggio, o qui stabilitesi per motivi legati alla professione, agli affari o per questioni personali: tra essi commercianti, doganieri, danzatrici, soldati e militari. Per alcuni, la città dovette essere solo un luogo di passaggio, mentre altri vi si stabilirono, come l’africano Restutus, pienamente integrato nella comunità cristiana di Aquileia.
Due spazi più raccolti offrono al visitatore un approfondimento sulle merci in arrivo e in partenza dalla città antica e sui culti più diffusi, documentati da iscrizioni e oggetti che i fedeli dedicavano alle divinità e utilizzavano nel corso delle cerimonie religiose.
Aquileia fu un precoce centro di ricezione del cristianesimo in Occidente, come testimonia il fervore edilizio che portò nel IV secolo d.C. all’edificazione della basilica e degli altri edifici cristiani dislocati nella città e nel suo territorio. I simboli della nuova fede come il monogramma costantiniano (chrismón) si ripetono sulle epigrafi e sugli oggetti riferibili all’arredo liturgico e alle offerte dei fedeli.
Stele della mima Bassilla
La stele funeraria in calcare è stata rinvenuta nel 1805 in una necropoli a sud di Aquileia e restituisce un vivido spaccato della poliedrica società aquileiese nel III secolo d.C.
Corredo funerario con mosche d’oro
Nel 1885, a sud della città, si rinvenne un’urna cineraria con i resti di una donna, deposti assieme ad alcuni oggetti a lei appartenuti.
7. Le attività produttive
Il percorso di visita prosegue con un’ampia sezione dedicata alle attività produttive e allo sfruttamento e alla lavorazione delle risorse prime sul territorio: materiali da costruzione e ceramiche, vetro, metalli e pietra raccontano il territorio, ricco di risorse naturali e costellato di officine e impianti produttivi che dovevano soddisfare la richiesta di una città monumentale negli edifici e nello sviluppo dei quartieri urbani.
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Numerose attività produttive alimentavano l’economia aquileiese affiancandosi ai prosperi traffici commerciali. Le caratteristiche geografiche della regione diedero impulso allo sfruttamento agricolo, a prevalente vocazione vitivinicola e olearia. La presenza di ampie zone boschive favorì lo sviluppo di imprese per la lavorazione del legno e la cantieristica. I depositi di argilla presenti a ridosso dei corsi d’acqua nella bassa pianura alimentavano le fabbriche di anfore, vasellame e lucerne. La grande espansione edilizia che nella prima età imperiale cambiò il volto della città determinò anche la nascita di una fiorente industria di laterizi, della cui organizzazione rimane testimonianza nei numerosi marchi di fabbrica apposti sui prodotti.
Come nella sezione precedente uno spazio raccolto offre un approfondimento su una delle eccellenze della collezione: i moltissimi reperti in vetro antico, d’importazione o di produzione locale, incantano il visitatore con i giochi di colore e le impalpabili trasparenze.
Scatolina decorata a nastri colorati e foglia d’oro
La preziosa scatolina era destinata a una ricca matrona aquileiese e ne custodiva qualche gioiello o un profumato segreto di bellezza.
Stele del fabbro
La stele funeraria in calcare è uno dei reperti più iconici della collezione: la raffigurazione consente di entrare idealmente nella bottega di un fabbro che viveva e lavorava in città.
8. Lusso e ricchezza
La visita prosegue al secondo e ultimo piano di Villa Cassis con la sezione dedicata al lusso e alla ricchezza, che raccoglie i reperti più preziosi della collezione, organizzati secondo materiale e uso.
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Lungo le scale altri volti di aquileiesi accompagnano idealmente il visitatore nella scoperta delle collezioni. Al cuore di questa sezione espositiva si trova la sala dedicata alle gemme: sono più di 800 gli intagli e i cammei in pietra naturale e le gemme in vetro esposti con una soluzione museografica inaspettata, che valorizza ogni singolo, minuscolo, prezioso reperto, nel dettaglio del materiale e della sua figurazione. Gemme e ambre costituiscono le eccellenze della produzione artigianale aquileiese. Insieme ai gioielli e ai più vari oggetti d’ornamento accompagnavano la vita di ogni giorno, seguendo molto spesso i proprietari nel loro viaggio nell’aldilà. Accessori per la cura personale come specchi, strigili, contenitori per unguenti e profumi, oggetti per cosmesi e altri utensili, raffinati gioielli in metalli preziosi, oggetti in ambra, pietre preziose e le loro più economiche imitazioni in pasta di vetro raccontano dell’importanza riservata nel mondo romano alla cura del corpo e all’ornato personale, maschile e femminile.
La visita prosegue all’esterno, con i depositi visitabili del museo, la sezione navale, le gallerie lapidarie e il giardino.
Tesoro di monete d’argento
Il gruzzolo di monete d’argento venne scoperto nel 1971 in uno scavo lungo la strada che da Aquileia conduce a Grado.
Collana con pendenti a forma di conchiglia
La conchiglia del tipo “pecten” era associata già nella cultura greca ai genitali femminili e alla dea Venere, che il mito raccontava essere nata dalla spuma del mare.
Coperchio di scatolina con divinità
La raffinatissima scatolina in ambra con coperchio scorrevole era destinata a contenere i trucchi e gli unguenti per la cosmesi.
Gemma con scena del supplizio di Dirce
Il calcedonio verde con la scena del supplizio di Dirce è uno dei capolavori della collezione: la sua eccezionalità è dovuta alle dimensioni notevoli, all’ottimo stato di conservazione e alla raffinatezza dell’incisione.





