Il museo costituisce una raccolta unica di manufatti di età tardoantica che raccontano il cristianesimo delle origini ad Aquileia. Qui i concetti di museo e area archeologica convivono in perfetta simbiosi in un luogo che ha visto lo scorrere della vita della città per più di quindici secoli.
La basilica paleocristiana di Monastero sorse nel IV secolo d.C. in uno dei quartieri gravitanti attorno al grande porto fluviale di Aquileia. Il nome del borgo riporta però al periodo medievale, caratterizzato dalla presenza di un ricco complesso monastico benedettino femminile.
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Il monastero fu abolito con decreto del 30 ottobre 1782 durante le riforme di Giuseppe II d’Austria. Le monache furono trasferite e il patrimonio incamerato dal Fondo di Religione.
Nel 1784 il complesso fu venduto al conte Raimondo della Torre-Hofer, che nel 1787 lo cedette al conte Antonio Cassis Faraone. Nel 1852 divenne proprietà del barone Eugenio de Ritter Záhony, legato agli ambienti finanziari triestini. Qui soggiornò l’arciduca Carlo Ludovico d’Austria in occasione dell’inaugurazione dell’Imperial Regio Museo di Aquileia nell’agosto 1882.
Il passaggio in mano privata comportò importanti trasformazioni: demolizioni, nuove edificazioni e cambi di destinazione d’uso. La vecchia chiesa monastica divenne un follatoio per mezzi agricoli e lavorazione dell’uva.
Nel 1895, nel corso di lavori, emersero al di sotto della pavimentazione parte dell’abside e alcune porzioni di mosaico. Solo negli anni Cinquanta indagini archeologiche sistematiche rivelarono l’eccezionale tappeto musivo di IV secolo e gli altri resti murari della basilica. Il fabbricato settecentesco e la chiesa medievale erano stati costruiti al di sopra delle strutture antiche, riutilizzandone parzialmente i muri perimetrali. La facciata originaria era stata invece demolita nel Settecento e sostituita da una nuova facciata neoclassica avanzata di circa 14 metri rispetto al perimetro originario. I lavori di musealizzazione si conclusero nel 1961 con l’apertura del Museo Paleocristiano.
ORARI
sabato dalle 8.30 alle 13.30
o su prenotazione dal lunedì al venerdì scrivendo con anticipo a museoarcheoaquileia@cultura.gov.it
INGRESSO
libero
COME ARRIVARE
Il Museo Paleocristiano è collocato nelle immediate vicinanze del centro di Aquileia e si trova poco a nord-est dell’area archeologica del Porto fluviale. Una volta usciti dal percorso pedonale della cosiddetta Via Sacra, il Museo Paleocristiano si raggiunge in 5 minuti a piedi, percorrendo via Salvemini e svoltando poi verso destra, in direzione di Piazza Pirano.
Il museo è accessibile a persone con difficoltà e disabilità motorie, limitatamente al piano terra. L’accesso è assicurato da un ingresso laterale munito di rampa. Il primo e il secondo piano attualmente sono accessibili solo tramite l’uso di scale.
Il servizio educativo del museo è a disposizione per organizzare su prenotazione visite guidate, percorsi attivi e laboratori manuali per persone con disabilità fisica, sensoriale e cognitiva, singole e in gruppo, e per accompagnare studenti con necessità specifiche nel corso della visita, affiancando insegnanti e eventuali operatori didattici.
Percorsi tattili su reperti originali possono essere proposti a gruppi o a singoli visitatori.
Responsabile dell’Accessibilità: dott.ssa Elena Braidotti (elena.braidotti@cultura.gov.it)
Piano terra
Al pianterreno il museo espone i resti della basilica paleocristiana di IV secolo con i suoi preziosi mosaici. Una passerella in legno permette di attraversare l’edificio e ammirare il tappeto musivo.
Nella sua prima fase di vita, la basilica era costituita da un edificio di forma rettangolare (m 58 x 19 circa), a navata unica, con abside poligonale poco profonda, chiusa da un ambiente rettangolare. La zona presbiteriale era separata da plutei.
In un secondo momento, probabilmente attorno alla fine del V secolo, l’aula fu suddivisa in tre navate, con l’inserimento a pavimento di blocchi in pietra a sostegno di pilastri. A questa seconda fase risale un’ampia porzione di mosaico, oggi visibile in parete sul muro di fondo del museo, realizzato per coprire il pavimento di prima fase nell’area presbiteriale della basilica.
Il pavimento originario è ben conservato e interamente decorato a mosaico: motivi geometrici (ottagoni, cerchi, quadrati, pelte) si alternano a medaglioni con iscrizioni musive in latino e greco che ricordano i nomi dei donatori. Diversi nomi suggeriscono un’origine orientale, forse siriana, testimoniando una comunità vivace e multiculturale legata al grande porto fluviale della città. Le iscrizioni riportano anche la misura in piedi romani della superficie di mosaico realizzata con ogni donazione. La basilica aveva tre accessi, davanti ai quali si trovava un portico (nartece) dove sono stati rinvenuti sarcofagi in calcare. I muri laterali si conservano per un’altezza da uno a tre metri e sono scanditi da lesene.
In epoca medievale l’edificio subì nuove trasformazioni: un terzo pavimento in lastre di pietra nascose i mosaici sottostanti e fu creato un secondo piano sorretto da colonne.
La visita si conclude con l’esposizione di mosaici, iscrizioni e frammenti architettonici decorati provenienti dall’area di Monastero, preziose testimonianze dell’arte musiva aquileiese tardo-antica.
Primo piano
In questo settore sono collocati alcuni pannelli musivi provenienti da un’altra basilica paleocristiana della città, sorta verso la fine del IV secolo nel settore meridionale: la cosiddetta basilica della Beligna, scoperta nel 1894. Secondo alcuni studiosi si tratterebbe della celebre “Basilica Apostolorum” di Aquileia, edificata dopo il concilio del 381 contro l’arianesimo. È sull’autorità degli Apostoli che poggiarono le ragioni per vincere l’eresia.
La basilica aveva pianta cruciforme con aula divisa in tre navate e abside semicircolare. Dall’ambulacro provengono i due pannelli musivi semicircolari qui esposti a pavimento, avvicinati rispetto alla posizione originaria per motivi di spazio. Entrambi sono decorati con tralci di vite nascenti da cespi d’acanto. Tra i racemi sono distribuiti dodici agnelli e una varietà di uccelli dal piumaggio colorato, fra cui un bellissimo pavone. Al centro di ciascun settore si trova un medaglione, la cui figurazione è purtroppo perduta.
La decorazione è ricca di riferimenti cristiani: i dodici agnelli alludono agli Apostoli e alle parole di Cristo sul Buon Pastore; il pavone simboleggia l’immortalità, poiché secondo antiche credenze la sua carne era immune dalla putrefazione; nel pannello di destra si conserva parzialmente anche la figura di un gallo.
Alle pareti sono esposti piccoli pannelli musivi appartenenti alla pavimentazione della navata della basilica: anche in questo caso compaiono i nomi dei donatori e la pedatura di mosaico realizzata grazie al loro contributo economico.
La scenografica balconata consente infine la visione dall’alto delle strutture e del pavimento della sottostante basilica paleocristiana, facilitandone la lettura.
Secondo piano
I testi riportano in latino e greco i nomi dei defunti e dei loro parenti, con cenni alla provenienza, alla vita e ai rapporti personali. Molte iscrizioni presentano anche elementi decorativi, per quanto in uno stile breve e estremante stilizzato: ritornano molti elementi del repertorio figurativo paleocristiano, come l’orante, l’anfora, la palma, il sole, l’agnello e il cosiddetto cristogramma costantiniano o “Chi Rho”, formato dalle prime due del nome “Christòs” in greco.





